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NON POTREMO DIMENTICARE

La voce dello Spirito in un tempo di prova

 

LETTERA PASTORALE 2020

PIERANTONIO TREMOLADA, VESCOVO DI BRESCIA

 

SECONDA PARTE

Gli inviti che ci vengono dall’esperienza vissuta

primo invito a puntare sull’ essenzialità della vita cristiana;

secondo a sentirsi comunità nell’appartenenza viva alla Chiesa;

terzo a promuovere coraggiosamente un rinnovamento della società;

quarto, infine, a mantenersi nella prospettiva del mistero eucaristico.

 

 

Quarta essenzialità:

Mantenersi nel fuoco del mistero eucaristico

 

Nel tempo della pandemia non abbiamo mai smesso di ce­lebrare l’Eucaristia. Il mistero dell’amore di Cristo nella sua forma liturgica ci ha sempre accompagnato. L’impossibilità dei fedeli di essere presenti ha reso l’esperienza singolare e certo limitante, ma le comunità hanno potuto comunque percepire la forza e la bellezza della realtà santa che si pone a fondamento della Chiesa stessa. La celebrazione dell’Eucaristia, domenicale e feriale, in questi giorni drammatici ci ha mantenuti uniti, ci ha stretti nell’abbraccio della Trinità santa e ci ha fatto sentire Chiesa. Nei momenti di maggio­re sofferenza, celebrare la memoria sacramentale del sacrificio del Signore ci ha sostenuti e confortati. Vorrei che facessimo tesoro di questa esperienza e che anche per il prossimo anno pastorale tenes­simo fisso lo sguardo sul mistero eucaristico. Il discernimento che abbiamo cercato di compiere sui giorni dolorosi del coronavirus ci ha spinto - lo abbiamo visto - a puntare sull’amore come essenza della vita cristiana, a fare dell’appartenenza alla Chiesa la forma sin­golare del nostro essere comunità e a contribuire al rinnovamento della società: di tutto questo l’Eucaristia è sorgente viva e perenne.

 

       L’importanza del celebrare

 

In questa prospettiva vogliamo continuare a camminare anche nell’anno pastorale che inizia. Considero un’opportunità, anzi una grazia, poter dedicare anche quest’anno ad una maggiore presa di coscienza dell’immenso valore dell’Eucaristia per la vita della Chiesa. Vorrei in particolare che mantenessimo viva l’atten­zione su quella che abbiamo chiamata l’Ars celebrarteli. Come scri­vevo nella Lettera Nutriti dalla Bellezza: «Ritengo che dal punto di vista pastorale questa sia la questione decisiva: occorre celebrare bene, occorre entrare nel mistero dell’Eucaristia accettando di per­correre la strada che l’Eucaristia stessa ci apre, cioè la celebrazione (...). Vorrei tanto che tutti insieme imparassimo l’arte del celebrare prendendoci cura della celebrazione. Vorrei che diventassimo sem­pre più capaci di valorizzare tutti gli elementi che la costituiscono. Il primo servizio da rendere a chi partecipa alla Messa domenicale e feriale è l’alta qualità del celebrare»14.

 

       L’Eucarestia della domenica

 

Mi sta molto a cuore anche il giorno della domenica, giorno della festa cristiana il cui vertice è appunto la celebrazione dell’Eucaristia. Mi preme, anche a questo riguardo, ricordare quanto ho scritto nella lettera pastorale dello scorso anno: «La domenica di­venta la giornata per eccellenza della comunione: il giorno in cui sen­tirsi uniti nel nome di Cristo, in cui vivere la gioia dei legami che consolano. La festa assume i contorni dell’incontro tra fratelli, di­venta l’occasione per parlarsi, raccontarsi, confidarsi, sostenersi. La domenica diventa poi il giorno per eccellenza della solidarietà, in cui ricordarsi dei poveri, attraverso l’elemosina e l’accoglienza, visitare i malati e i sofferenti, farsi presente a chi è solo, per ricor­dare a tutti che la fatica e la sofferenza non hanno mai l’ultima pa­rola. La domenica diventa infine la giornata per eccellenza in cui sperimentare la bellezza del mondo che ci circonda, in cui insieme gustare il bello della natura, il bello della cultura e il bello dell’in­teriorità, fatta di silenzio e di contemplazione. Riusciremo a dare a tutto questo una sua forma concreta? Riusciremo a vivere così la domenica? Riusciremo a creare per l’esperienza del riposo e della festa domenicale occasioni e ambienti adeguati?»15. Questa è la bel­la sfida che dobbiamo affrontare, confidando nell’azione creativa dello Spirito santo. Sono convinto che il recupero dell’essenzialità della vita cristiana, l’esperienza di comunità nella Chiesa e l’impe­gno a rinnovare coraggiosamente la società trovino nel modo cri­stiano di vivere la domenica una sorta di sintesi concreta e simboli­ca. Una domenica vissuta intensamente potrà essere uno dei frutti più significativi del discernimento compiuto sul tempo di pandemia che abbiamo vissuto.

 

EPILOGO  “Vegliate”

 

Ai suoi discepoli Gesù raccomanda di vegliare. Lo fa nell’ultima fase della sua vita terrena, quando il calvario si profi­la all’orizzonte e con esso il tempo che ne seguirà. La resurrezio­ne del Signore getterà una luce nuova su tutta storia, le darà senso mentre la plasmerà. Essa tuttavia domanda ai credenti di disporsi a riconoscerla. Questo significa vegliare: non assopirsi nell’inerzia degli eventi ma tendere l’orecchio e lasciarsi istruire. In ciò che ac­cade è infatti all’opera lo Spirito santo, che è lo Spirito del Cristo vittorioso. Per quanti hanno il cuore buono e lo sguardo limpido, per quanti desiderano accogliere il dono della sapienza, lo Spirito santo ha in serbo una parola di rivelazione che sorge dagli eventi stessi. Crediamo che questo sia avvenuto anche nel tempo di prova che abbiamo vissuto. Accogliendo l’invito alla vigilanza, anche noi abbiamo cercato di metterci in ascolto della Parola che nei giorni del dolore e della prova lo Spirito ci ha fatto giungere. Ne è scaturi­to un discernimento umile e discreto, consapevole dei suoi limiti. Possa tutto questo servire al nostro cammino di Chiesa e il Signo­re benedica il nostro sincero proposito di riconoscere e di attuare la sua volontà.

 

Dal vangelo di Giovanni13,1

 Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine. 2 Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, 3 Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, 4 si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. 5 Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugamano di cui si era cinto. 6 Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: "Signore, tu lavi i piedi a me?". 7 Rispose Gesù: "Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo". 8 Gli disse Pietro: "Tu non mi laverai i piedi in eterno!". Gli rispose Gesù: "Se non ti laverò, non avrai parte con me". 9 Gli disse Simon Pietro: "Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!". 10 Soggiunse Gesù: "Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti". 11 Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: "Non tutti siete puri".
12 Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: "Capite quello che ho fatto per voi? 13 Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. 14 Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. 15 Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi. 16 In verità, in verità io vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato. 17 Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica. 18 Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto, ma deve compiersi la Scrittura: Colui che mangia il mio pane ha alzato contro di me il suo calcagno. 19 Ve lo dico fin d'ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io Sono. 20 In verità, in verità io vi dico: chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato".

Dal vangelo di Giovanni 15,1-17               

"Io sono la vite vera e il Padre mio è l'agricoltore. 2 Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. 3 Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. 4 Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. 5 Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. 6 Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. 7 Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. 8 In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli.
9 Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. 10 Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. 11 Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
12 Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. 
13 Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. 14 Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. 15 Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l'ho fatto conoscere a voi. 16 Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. 17 Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri.

 

«Fammi conoscere, Signore, le tue vie,

insegnami i tuoi sentieri.

Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi,

perché sei tu il Dio della mia salvezza;

io spero in te tutto il giorno.

Ricordati, Signore, della tua misericordia

e del tuo amore, che è da sempre». (Sal 25.4-6)

 

Brescia, 14 settembre 2020  Esaltazione della Santa Croce                     

+ PierantonioTremolada

 

DOMANDE PER LA RIFLESSIONE COMUNITARI

 

  1. Leggi con attenzione e sottolinea i passi più interessanti.
  2. Come si potrebbe tradurre in atteggiamenti personali e comunitari.

 

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