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RICORDANDO LUCA...

 

Omelia su Sapienza 9, 13-17;Salmo 24; II Corinzi 4, 6-15; Luca 12, 35-40.

“Spesso guardiamo al mondo senza renderci conto che tutto ciò che desideriamo sta proprio alla portata della nostra mano” (dagli scritti di Luca).

C’è una parola che si è come materializzata in questi giorni, una parola importante che diciamo tutti, fin da bambini, è la parola del voler capire: Perché…

Abbiamo lasciato che uscisse senza paura, anche se fa male… perché abbiamo bisogno, vogliamo capire… e sarebbe bello oggi avere l’abilità di dire parole che convincono… ma non credo sia questa la strada praticabile…

Piuttosto il brano della Sapienza ci ha ricordato che il Signore vede anche l’altra faccia della medaglia mentre noi siamo costretti in questa dimensione…

Abbiamo oggi bisogno di Spirito santo perché le grandi ferite che la vita ci lascia hanno bisogno di un balsamo che attenui il dolore.

Troviamo ora un po’ di pace se lasciamo che la speranza della fede fiorisca nel cuore. Ascoltiamo.

San Paolo ci ricordava che la fede (la luce che viene da Gesù nella nostra vita) è un tesoro in vasi di creta, cioè è affidata alle nostre fragili mani perché appaia la potenza straordinaria di Dio.
Oggi siamo infatti ” tribolati ma non schiacciati, sconvolti ma non disperati... portando sempre nel nostro corpo la morte di Gesù ( il battesimo!) perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo… Colui che ha risuscitato Gesù, risusciterà anche noi e ci porrà accanto a lui insieme con voi”

E’ vero, è proprio così… ma non si può morire a diciannove anni… eppure si muore…

Sì, la morte fa parte della vita… E allora che senso ha la vita se poi si muore a diciannove anni?

 

Noi, come tutti i figli contestiamo, poi vogliamo e dobbiamo accettare.

Il vangelo ci ha ricordato che è necessario essere vigilanti, ma non c’è un nemico davanti a noi, c’è qualcuno che ci chiama.

Essere vigilanti significa comprendere che la vita è responsabilità.

Lo so che questo vi sembrerà duro, ma è la realtà: Luca ha raggiunto il suo tempo, la sua vocazione, la sua vita non poteva essere più lunga.

Sembra dirci oggi Luca:

una vita non è bella o vera perché è lunga, ma perché è capace di amore, di verità, di musica, di bellezza, una vita è umana quando è capace di relazioni, di dono (e voi che siete qui così numerosi siete la più bella predica sulla vita di Luca), anche la vita di Gesù è stata breve ma quanto amore, quanta attenzione agli altri, quanto servizio in quella breve vita… tanto che anche la morte sciocca e inconsapevole quando lo ha aggredito è stata divorata dall’Amore perché è solo l’Amore che vince la morte.

Quella di Gesù, quella di Luca, ogni morte anche la nostra… Ed è qui che entra la fede battesimale che abbiamo ricordato all’inizio: se il Battesimo è la nostra morte noi siamo già nella vita eterna che è vita piena, cioè di relazione con Dio e con i fratelli, vita fatta di incontri; è la vita piena, di qualità e di quantità, che non termina, non ha limiti di tempo…

 

Luca è morto a diciannove anni e questo ci insegna che la morte rimane come passaggio, come chiamata alla responsabilità dell’amore perché il tempo che ci è dato non è infinito.

 

Permettete un ricordo personale: Luca è stato il primo ragazzo di Zanano che ho incontrato quasi 6 anni fa (…) e ricordo durante il campo a Trivena come Luca lasciava che tutti si addormentassero e poi usciva dalla camerata in punta di piedi(…) l’ho lasciato fare per alcune notti poi una notte l’ho raggiunto e lui mi disse:” Ho bisogno di silenzio, di guardare le stelle…”

Sì, Luca era capace non solo di poesia, ma anche di ricerca: in quella notte parlammo di Dio in cui faceva fatica a credere, ma che bello quando un giovane cerca, riflette, si pone i problemi veri della vita!

E’ vero la vita, come per molti di voi, ci ha un po’ allontanati ma Luca cercava felicità, amore, libertà, armonia e allora mi sono ricordato di una pagina bellissima di Giovanni Paolo II detta ai giovani nella Veglia a Tor Vergata nel 2000:

“E’ Gesù che cercate quando sognate la felicità; è Lui che vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello che trovate; è Lui la bellezza che tanto vi attrae; è Lui che vi provoca con quella sete di radicalità che non vi permette di adattarvi al compromesso; è Lui che vi spinge a deporre le maschere che rendono falsa la vita; è Lui che vi legge nel cuore le decisioni più vere che altri vorrebbero soffocare. E' Gesù che suscita in voi il desiderio di fare della vostra vita qualcosa di grande, la volontà di seguire un ideale, il rifiuto di lasciarvi inghiottire dalla mediocrità, il coraggio di impegnarvi con umiltà e perseveranza per migliorare voi stessi e la società, rendendola più umana e fraterna.

Carissimi giovani, in questi nobili compiti non siete soli. Con voi ci sono le vostre famiglie, ci sono le vostre comunità, ci sono i vostri sacerdoti ed educatori, ci sono tanti di voi che nel nascondimento non si stancano di amare Cristo e di credere in Lui. Nella lotta contro il peccato non siete soli: tanti come voi lottano e con la grazia del Signore vincono!

Cari amici, vedo in voi le "sentinelle del mattino" (cfr Is 21,11-12) in quest'alba del terzo millennio”.

 

Come sarà l’incontro con il Signore?

Ci penso tante volte e l'ho pensato anche in questi giorni…

Li ho pensati così, seduti su una panchina in Paradiso, appena dentro dalla porta, lui e il Signore che accogliendolo dice a Luca, mentre lo stringe a sé, lui che vede tutto il bene che c’è stato in questa vita:

“Spesso Luca ti ho ammirato, sempre ti ho amato,

quante volte sono stato fiero di avere un figlio come te;

sono il Padre fiero di te, il Fratello orgoglioso di te,

lo Spirito Amico che non vuole più fare a meno di te…”

Luca è nel Signore: ha avuto anche lui il suo Purgatorio che è quell’aggiunta di riconciliazione, di perdono, di amore che gli mancava e poi:

“Vieni, finalmente ti rivedo, entra nella gioia!”

Oggi Luca vede, la sua ricerca si è compiuta.

Cari amici, non permettete al dolore di bloccare la nostra vita nell’inutile, abbiate il coraggio della speranza: fate della morte di Luca e della vostra vita, pensando alla nostra morte, un atto d’amore, amando e servendo gli altri troverete il senso più vero della vita!

Riprendete il contatto con la comunità cristiana, TORNATE, qui siete amati per quello che siete e non quello che potreste essere…

C’è un’ultima cosa, c’è un gesto di speranza: Gabriella e Giordano hanno permesso ad un cieco di vedere, con gli occhi splendidi di Luca, la bellezza del creato; ad un’altra persona di correre su un campo con il cuore di Luca ad altri di poter vivere una vita serena, più bella, più vera: Luca ha dato la vita con la sua vita! Grazie…

Non ho più nulla da dirvi e non volevo convincervi di nulla, solo farvi parte della fede della Chiesa che è già vostra e oggi pienamente goduta anche da Luca.

Prego che la Parola del Signore e queste mie parole siano come un seme nel vostro cuore.

Luca oggi ci dice che questa vita piena di speranza in un mondo nuovo, con la morte vinta, piena di amore, piena di Gesù vale sempre la pena di essere vissuta, fino in fondo, amando e servendo!

 

“Spesso guardiamo al mondo senza renderci conto che tutto ciò che desideriamo sta proprio alla portata della nostra mano”

Lasciamo che germogli la speranza perché qui oggi non finisce nulla: per Luca inizia tutto e, se lo vogliamo, anche per noi.

Il Don

don Alberto Cinghia